martedì 23 giugno 2009

Fake-blog "undicisettembre": "11° comandamento: Padre, non perdonare i "debunker", perchè sanno quello che fanno."

Se un buon giorno si vede dal mattino un buon articolo si vede dal titolo.
Ma non è questo il caso per quel che concerne gli articoli dei “debunker”, di continuo intenti a spammare sulla rete disinformazione sull’11 settembre 2001.

Le loro pruriginose dita hanno battuto l’ennesimo articolo incentrato sul discredito nei confronti del prof. Harrit, autore della controversa pubblicazione tesa a dimostrare la presenza di residui con principi termitici ancora attivi tra le poveri rinvenute al WTC di New York a seguito dei collassi delle tre torri.

Se qualcuno avesse ancora dubbi riguardo la certezza della falsità con cui i “debunker” condiscono i propri articoli, il titolo di uno di questi dovrebbe finalmente dirimere esaurientemente e definitivamente la singolare questione:


Decostruzione semplice delle falsità rinvenute esclusivamente all’interno del titolo:
1°) L’”articolo complottista”, nell’immaginario collettivo dello pseudo-scettico comune, si presume debba ricondursi all’abituale etichettatura, utilizzata nel “debunking”, nel tentativo di screditare chiunque abbia forti dubbi sulle versioni ufficiali dell’11 settembre. In questo caso è riferita al lavoro scientifico pubblicato dal prof. Harrit.
2°) Risulta immediatamente lampante un falso: infatti non è vero che la rivista scientifica che ha pubblicato il lavoro del prof. Harrit avrebbe anche accettato uno scritto in gergo indicato come “non-sense”.
3°) La rivista scientifica che ha pubblicato il lavoro del prof. Harrit si chiama “Open Chemical Physics Journal”, la rivista che avrebbe “accettato” l’articolo “non-sense” si chiama “Open Information Science Journal”. Due riviste ben distinte e separate ognuna dall’altra, un diverso “Editorial Board” di esperti, materie specifiche totalmente differenti per contenuti, diverso “editor-in-chief” ecc. ecc. ecc.!

Non c’è da meravigliarsi se il titolo dato dai “debunker” abbia a che fare con una o più falsità.
Anziché chiedersi per l’ennesima volta quindi il perché di questa attività mistificatoria è più vantaggioso per tutti riuscire invece ad individuare laddove si celi l’inganno sottoposto incautamente dal “debunker” piuttosto che andare a comprendere le ragioni personali che lo spingano a mentire pubblicamente con una certa placidità.

…senz’ombra di dubbio un titolo ingannevole desta, in chi se ne rende conto, un allarme quanto ad un’introduzione verso un contenuto successivo potenzialmente altrettanto ingannevole.
Tale deduzione, come si legge appunto nel seguito, pare confermata...

Gli autori di tale pubblicazione, Paolo Attivissimo e l’utente siredward, già ampiamente ripresi in passato su “fakeblogdebunker”, confermano questa pervicace volontà di manipolare i resoconti dei fatti connessi all’11 settembre...

Dal tre aprile 2009, data della pubblicazione del lavoro del prof. Harrit sull’”Open Chemical Physics Journal”, son passati oltre 75 giorni. In questo periodo di tempo i “debunker” gli hanno “dato addosso” quasi una decina di volte con altrettanti articoli al limite della decenza.

Senza entrar nel merito dei tentativi di delegittimazione perpetrati contro la persona del prof. Harrit, in riferimento a metodologie di discredito operate ai suoi danni, è istruttivo invece riconoscere che qualsiasi notizia ruotante intorno alla “Bentham Pubblishers”, o ad una sua rivista, o allo scritto del prof. Harrit stesso, venga immediatamente strumentalizzata dai “debunker” per speculare su conclusioni che ambirebbero sempre lo scopo di attenuare, oltretutto trasversalmente, la credibilità di quanto riportato sull’analisi delle polveri rinvenute al WTC.

Nell’ultima notizia riportata da questi due individui ci vien detto che due autori, preparato un manoscritto dal contenuto privo di senso, lo inviano al “Open Information Science Journal” della Bentham per testarne il “peer-review”(controllo).

…l’esito di questo controllo è risultato essere un’accettazione da parte della Bentham. Da qui la conclusione avanzata da siredward e Paolo Attivissimo: siccome la Bentham ha accettato un articolo non-sense è probabile che il lavoro del prof. Harrit sia di dubbia credibilità.
Piuttosto facile come archiviazione di un lavoro scientifico problematico come quello del prof. Harrit…

Ma speculando che l’articolo “non-sense” fosse stato accettato e quindi, non solo la rivista, ma tutti i lavori pubblicati negli altri giornali del gruppo Bentham(oltre 200…) non godrebbero di serietà, si deve comunque parimenti tener conto del fatto che gli autori stessi del manoscritto “non-sense” fondano le loro conclusioni su di un’interpretazione personale di uno scambio di mail con la Bentham che, ovviamente, nell’articolo dei “debunker”, guarda a caso, non viene riportata…

Gli autori, a seguito dell’approvazione dell’articolo “non-sense”, hanno ricevuto una mail dalla Bentham in cui venivano invitati a fornire gli estremi per le modalità di pagamento della pubblicazione. Chiaro che, in questo passaggio, oltre all’opzione di scelta delle modalità di pagamento, si trova uno spazio apposito per riempirlo, obbligatoriamente, vuoi anche per le leggi connesse alla tracciabilità del denaro, dei dati anagrafici degli autori.

In questo e soltanto questo specifico caso, le vere identità degli autori, sarebbero state scoperte direttamente dalla Bentham…

Per essere più precisi è stata la seconda volta che i due autori ci hanno provato! Già in passato infatti avevano tentato di testare il “peer-review” della Bentham con un altro articolo “non-sense”, su di un’altra rivista del gruppo, fallendo… E la Bentham se n’era accorta… Rimandando il pacco al mittente!

Questa volta invece gli autori hanno cantato vittoria per l’approvazione del manoscritto “non-sense”. Contenti, se così si può dire, di aver dimostrato, in qualche modo, la fallibilità del “peer-review” della rivista in questione...

Certo, qualcun altro sarebbe andato avanti fino alla pubblicazione…! Invece i due autori, forse timorosi di dover sborsare gli 800 dollari di spese, hanno pensato bene di avvertire la Bentham:
“Guardate che ci sono degli errori nel nostro articolo!”

Sembra fosse questo il vero timore. La prima volta i due autori infatti si preoccuparono proprio di questo aspetto relativo alle condizioni di pagamento delle spese di pubblicazione:


…fantasticando che tale richiesta della Bentham, di non cancellazione dell’articolo una volta inoltrato per l’approvazione, fosse dovuta, non alla responsabilità connessa alla paternità dell’articolo, ma ad una semplice necessità di profitto economico e nient’altro…

Un’altra maldicenza, questa… sulla quale i “debunker” speculano, attaccando assurdamente la credibilità della rivista su cui invece è stato pubblicato il lavoro del prof. Harrit.

Ma se, la “bentham” avesse rigettato l’articolo, non si sarebbe venuti a conoscenza dei responsabili come la prima volta...

I due autori sono stati definiti dallo stesso prof. Bambang Parmanto, dimissionario”Editor in Chief” dell’“Open Information Science Journal” a seguito della vicenda, colpevoli di atteggiamento anti-etico:

“Parmanto did add, however, that the perpetrators of the hoax -- Cornell grad student Philip Davis and Kent Anderson, executive director of international business and product development at the New England Journal of Medicine -- were also guilty of some degree of unethical behavior.”

I “debunker” preferiscono credere che alla bentham il “peer review” sia discutibile, ricamandoci sopra tutte le insinuazioni connesse alla vicenda del lavoro del prof. Harrit, piuttosto che riconoscere che effettivamente abbia avuto più ammissibilità la curiosità della Bentham di scoprire chi veramente si celasse dietro le identità false procurate dagli autori del manoscritto “non-sense”. Per altro, i due autori di tale “test”, astutamente(!), per la seconda volta, hanno utilizzato lo stesso falso nome per conto della stessa falsa organizzazione adoprata la prima volta quando il loro “lavoro” venne rigettato dalla Bentham…!!!

Tutto ciò i “debunker” omettono (appositamente?!) di ricordarlo…

Considerazioni:
- La Bentham Pubblishers pubblica in Open Access. Ossia gli utenti finali delle pubblicazioni non pagano perché i lavori sono resi pubblicamente disponibili una volta approvati. Gli autori del fake ai danni della Bentham operano in una rivista scientifica che si basa sul sistema contrario: ossia gli utenti pagano per avere gli articoli.
- Tra i due metodi di pubblicazione esistono antagonismi partigianeschi
- I due autori del fake inviato alla Bentham si dichiarano apertamente contro l’Open Access e il loro (fake?)blog ne è la dimostrazione… (… come se si chiedesse ad Attivissimo che ne pensa dei crolli delle torri gemelle!)

…mi chiedo, dal momento che sembra che l’unico modo per attaccare il lavoro del prof. Harrit, sia quello di gettar fango sulla rivista o sulle altre riviste del gruppo, o sul gruppo Bentham stesso che l’ha pubblicato: perché i “debunker”, o i loro altri affini pseudo-scettici, non si mettono a fare una revisione di un lavoro a caso contenuto in una delle oltre 200 riviste o, meglio ancora, sul lavoro del prof. Harrit?

...a quanto pare ci doveva pensare proprio chi invece è dichiaratamente convinto che l’11 settembre 2001 sia stato un lavoro interno.

sabato 6 giugno 2009

Fake-blog "undicisettembre": "...una farsa annunciata!"

Il fatto “eclatante” che ultimamente ha ancor più riempito di astrusità la bocca dei “debunker”, è l’atto dimissionario dell’”Editor-in-Chief” della rivista della “Bentham”, prof. Marie-Paule Pileni.

Attraverso tale atto la prof. Pileni si è dissociata dai contenuti espressi nell’analisi del prof. Harrit attaccando, non il suo lavoro appunto, bensì la credibilità riscossa dalla neonata rivista “The Open Chemical Physics Journal” su cui è stato pubblicato…

Il lavoro riguarda l’analisi di alcuni campioni di polveri rinvenuti al WTC di New York a seguito dei crolli delle torri. La conclusione di questo studio è intesa a dimostrare la sospetta presenza di residui ancora attivi di materiale con principi termitici.

Il “debunking” sembra essersi bloccato al sostegno di una pseudo-contestazione di queste analisi.

…l’ultimo di sei articoli scritti e pubblicati in pochi giorni dai “debunker” italiani è incentrato su detto argomento, ed inizia così:


…prima di addentrarci nelle trame del “debunking” più becero è da evidenziare che le informazioni riportate in questi articoli sono in maggioranza distorte e/o contraddittorie come si può facilmente costatare, ad esempio, leggendo due trafiletti di uno stesso articolo, scritto e pubblicato da Paolo Ativvissimo:

“Dalle parole della professoressa dimissionaria emerge chiaramente che il "peer review" (controllo da parte di revisori indipendenti, di norma anonimi), che doveva conferire l'agognato crisma di serietà all'articolo pro-nanotermite e fornire ai cospirazionisti la patente di scientificità, non c'è stato.”
(Paolo Attivissimo)

Questa informazione è falsa e come vedremo meglio in seguito manipolata… Attivissimo ce lo conferma parzialmente continuando la traduzione dell’articolo tratto da “il portale di notizie scientifiche danese Videnskab”:

“Tuttavia conosce i nomi dei due ricercatori, i cosiddetti referee, che hanno esaminato l'articolo, ma non intende rivelarne i nomi perché "in linea di principio sono anonimi".”

Il complotto!

A parte questi strafalcioni del nostro “antibufala” l’analisi del prof. Harrit risulta aver svolto la sua trafila, prima di essere pubblicata nella rivista in questione. Per cui la pubblicazione è legittima e consona alle regole stesse del colosso di pubblicazioni scientifiche.

…potrebbe essere, però, molto utile disporre anche dello specchietto relativo alle date storiche dell’analisi in questione, che in nessun modo compare tra tutti gli articoli scritti dai “debunker”(ci si chiede semplicemente “perché?”):


Received: August 12, 2008 – Ricevuto: 12 Agosto 2008
Revised: February 10, 2009 – Controllato: 10 Febbraio 2009
Accepted: February 13, 2009 – Approvato: 13 Febbraio 2009
Published: April 2009 – Pubblicato: [3] Aprile 2009

Quasi 9 mesi da quando l’articolo è stato ricevuto dal “Journal“ a quando è stato poi effettivamente pubblicato in esso.

E l’”Editr-in-Chief”, Prof. Marie-Paule Pileni afferma di non esserne venuta a conoscenza dell’esistenza… se non dopo che l’analisi fosse pubblicata!

…qualcuno, di nascosto, ha pubblicato l’articolo sulla rivista della prof. Pileni, pensando che lei, “editor-in-chief” responsabile dei contenuti, non se ne sarebbe accorta?!

Certo, se da una parte le dichiarazioni della prof. Pileni, più sotto riportate, sembrerebbero offrire chiarezza, da un’altra sollevano un certo numero di dubbi:

- Chi allora avrebbe pubblicato l’articolo del prof. Harrit, se non l’ha fatto la prof. Pileni?
- Chi aveva le credenziali e le autorizzazioni per poterlo fare, in caso di assenza della prof. Pileni?
- Quanto era presente la prof. Pileni all’interno del “Journal” per non poter essere a conoscenza della pubblicazione di un articolo anche a distanza di giorni e giorni?
- Chi è il/la reale responsabile della pubblicazione “senza permesso”?
- …ne ha pagato le conseguenze?
- È stata fatta, dalla Bentham, un’indagine interna per appurarne le responsabilità?
- O la Bentham non ha ritenuto opportuno farlo in quanto non esistono i presupposti per discutere la legittimità della pubblicazione?
- C’è una richiesta di risarcimento da parte della Bentham per danni subiti alla propria immagine a seguito di queste affermazioni rese pubbliche?
- Com’è possibile che in 9 mesi l’”editor-in-chief” del Journal non fosse a conoscenza di quest’analisi in pubblicazione e, prima ancora, in reviewing?
- Se è vero come ha detto la prof. Pileni che lei non ne sapesse nulla, com’è stato possibile tacergliene per tutto il lasso di tempo tra la ricezione alla Bentham e la pubblicazione?
- E’ possibile che alla prof. Pileni sia stato procurato un pretesto ad “hoc”, per permetterle di dissociarsi dal contenuto dell’analisi, e sviare da lei qualsiasi responsabilità in quanto redattore-capo del “Journal” e garante della bontà del contenuto dell’analisi del prof. Harrit?
- È possibile che un’analisi come quella del prof. Harrit possa essere stata ritenuta “scomoda” e si sia ripiegato su di un espediente come l’atto dimissionario dell’”Editor in Chief” nel tentativo di screditare una rivista, sacrificabile in quanto neonata, adombrando così indirettamente il lavoro lì pubblicato, ma nel contempo permettendo di evitarle l’obbligatoria contestazione scientifica e irreprensibile aldilà di ogni ragionevole dubbio?
- E’ possibile che le precedenti cariche ricoperte dalla prof. Pileni all’interno di organizzazioni ruotanti intorno al Ministero della Difesa Francese, quindi di un Governo allineato alle mire neocon, possano aver implicato un’influenza sulle decisioni da lei prese?
- La prof. Pileni non ha saputo nemmeno che fosse stato ricevuto, o che fosse stato controllato, o accettato prima di essere pubblicato sulla rivista?
- Le date di ricezione, controllo e accettazione del lavoro del prof. Harrit allora come si devono interpretare?
- Siamo certi che la prof. Pileni abbia saputo della pubblicazione nel momento in cui lesse la mail inviata da “Videnskab”?

Su questi aspetti i “debunker” glissano! …preferendo ancorarsi e nascondersi dietro la facciata della versione dell’immacolato ”editor-in-chief” che attribuisce negligenze amministrative a destra e a manca, riversando in compenso rabbia e odio nei confronti dell’analisi del prof. Harrit…

“politica del discredito” e “use of the ridicule”

Risulta comunque chiaro, dato il numero di pubblicazioni effettuate sul “Journal”, che la mole di lavoro che la prof. Pileni doveva sostenere in qualità di “editor-in-chief” della rivista non fosse così imponente da inibirla all’espletamento diretto dei suoi compiti. L’attività non era così consistente al punto di indurla a disporre di una gestione più complessa della sua carica, dovendo per esempio centralizzare la conoscenza di tutto quanto avvenisse all’interno del “Journal” attraverso altri suoi sub-alterni…

Il “The Open Chemical Physics Journal”, a tutto il 2009, risulta contenere la pubblicazione di due lavori:
- Molecular Spectroscopic Study of Water Hyacinth Dry Matter
- Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe


La Prof. Pileni sapeva almeno dell’altra analisi pubblicata sulla sua rivista?!!

Veniamo alle parole della prof.ssa Pileni che, rammaricata dell’inconveniente, non ha esitato a dare prontamente le sue dimissioni dall’incarico!

In blu alcuni estratti della traduzione dell’articolo su Videnskab.dk:
(mi arrischio ad affidarmi alle traduzioni dello stesso Attivissimo, comunque madrelingua inglese, anche se conosciuto talvolta per certe sue traduzioni un po’ “spinte” e ambiguamente di parte ).

“Ha destato molta attenzione, grande sorpresa e sospetto la pubblicazione ad aprile, da parte dell'Open Chemical Physics Journal, di un articolo scientifico che parlava di resti di nanotermite trovati in grandi quantità nella polvere del WTC.

Una delle persone più sorprese è stata, a quanto pare, il redattore capo della rivista, la professoressa Marie-Paule Pileni, che ha sentito per la prima volta dell'articolo quando Videnskab.dk le ha scritto per chiederle una valutazione professionale del contenuto dell'articolo. La mail l'ha spinta a chiudere subito la porta in faccia alla rivista.”

L’articolo di “Videnskab” è del 28 aprile 2009. L’analisi delle polveri del prof. Harrit ed altri risulta pubblicata sul “Journal” al 3 aprile 2009. Fanno un totale di venticinque giorni. Non si sa quando “Videnskab” abbia ricevuto la telegrafica mail di risposta dalla prof.ssa Pileni…
…ma si sa che Videnskab riportò prontamente la notizia della pubblicazione dell’analisi del prof. Harrit, il giorno stesso che questa venne pubblicata, il 3 aprile 2009.

Si dovrebbe accettare, stando alle dichiarazioni della prof. Pileni capo-redattore responsabile, che a qualche settimana dalla pubblicazione del secondo articolo dell’anno sul “Journal” lei non ne sapesse nulla.

mail “videnskab”>dimissioni “editor-in-Chief”!

…per le motivazioni che la prof. Pileni ha dato e per le conseguenze connesse alla visibilità stessa di tale atto dimissionario divulgato su una rivista di settore, la consequenzialità delle reazioni non desta pochi sospetti…

Ci si trova di fronte ad un momento mediatico-scandalistico, ma contenuto e limitato, dove però, il responsabile della rivista in questione, si spoglia delle sue responsabilità, prendendosela impulsivamente(se non ostentatamente) con la Bentham e la pubblicazione del prof. Harrit.
…senza spiegare al pubblico come sia stato possibile che tutto quanto da lei affermato accadesse.

"Mi dimetto dal ruolo di redattore capo" è stata la brusca risposta via mail a Videnskab.dk.”

Più brusca di così si muore!…ma si potrebbe aggiungere anche: “telefonata”… come reazione ad una mail! …considerando le battaglie supportate da “Videnskab” in favore delle pari opportunità dei sessi, così come favorite dalla stessa prof. Pileni all’interno del suo staff di esperti che ne prevede appunto una ripartizione equa(50% maschi e 50% femmine), allora forse verrebbe da chiedersi se tra le due entità non possa esserci anche qualche altra affinità che consti di una visione ideologicamente allineata anche sull’11 settembre… Non ultimo, riscontrando come Videnskab abbia in passato trattato la questione 11 settembre, avendo dedicato articoli di cui poi l’oggetto principale fosse in realtà il c.d. “cospirazionismo”, viene da domandarsi se l’atteggiamento pseudo-scettico, da loro espresso in maniera ostentatamente tendente all’“use of the ridicule”, non abbia qualche analogia con tutto il “teatrino” allestito frettolosamente nell’altrettanto indiretto tragicomico attacco sfoderato dall’Editor-in Chief” ai danni del prof. Harrit!

…non si fatica certo ad intendere che l’azione della prof. Pileni sia mirata a snaturare la credibilità del contenuto dell’analisi di Harrit semplicemente attaccando la serietà della rivista stessa sulla quale è pubblicata.

“Stampato senza permesso – Una telefonata rivela che il redattore capo Marie-Paule Pileni non era mai stata informata che l'articolo sarebbe stato pubblicato nell'Open Chemical Physics Journal, edito dal colosso di settore Bentham Science Publishers.”

La prof. Pileni dice che se si fosse accorta in tempo non avrebbe pubblicato il lavoro…
…quindi si dovrebbe credere che lei:
- non sapesse nulla di una pubblicazione avvenuta nel 2009 successiva ad un’altra sola nello stesso anno
- qualcuno, di nascosto dalla prof. Pileni, ha pubblicato l’analisi delle polveri del WTC
- una mail, pervenutale da un periodico di settore richiedente informazioni sulla pubblicazione, la facesse cadere dalle nuvole
- dalla sua indignazione per l’apprendimento del fatto, lei rassegnasse le proprie dimissioni

…la notizia delle dimissioni viene poi prontamente pubblicata sulla rivista di settore che le ha mandato la mail.

Non è certo strano, se i “debunker” accettino tutto ciò senza rifletterci sopra!

“Hanno mandato in stampa l'articolo senza il mio permesso, per cui quando mi avete scritto non sapevo che era stato pubblicato. Non lo posso accettare e quindi ho scritto alla Bentham che mi dimetto da ogni attività con loro", spiega Marie Paule Pileni, professoressa con specializzazione in nanomateriali presso la stimata Université Pierre et Marie Curie in Francia.”

“Si sente non solo colpita alle spalle, ma perplessa all'idea che l'articolo sull'analisi della polvere dopo l'attacco terroristico agli Stati Uniti l'11 settembre 2001 sia finito nell'Open Chemical Physics Journal.

Se c’è qualcuno che avrebbe il diritto di sentirsi colpito alle spalle questo è il prof. Harrit! Quale responsabilità ha lui infatti dell’accaduto, avendo seguito le formalità di inoltro della propria analisi alla Bentham?

Dal sito della Bentham riporto una delle istruzioni previste per la pubblicazione delle analisi:
“REVIEWING AND PROMPTNESS OF PUBLICATION: All manuscripts submitted for publication will be immediately subjected to peer-reviewing, usually in consultation with the members of the Editorial Advisory Board and a number of external referees. Authors may, however, provide in their Covering Letter the contact details (including e-mail addresses) of four potential peer reviewers for their paper. Any peer reviewers suggested should not have recently published with any of the authors of the submitted manuscript and should not be members of the same research institution.

All peer-reviewing will be conducted via the Internet to facilitate rapid reviewing of the submitted manuscripts. Every possible effort will be made to assess the manuscripts quickly with the decision being conveyed to the authors in due course.”


Appare evidente che se la prof. Pileni vuol prendersela con qualcuno debba farlo con se stessa o con i suoi sub-alterni(qualora se ne fosse servita!), non certo con gli autori dell’analisi o con l’analisi stessa o con la Bentham visto che il “peer-reviewing”, come appena evidenziato, viene condotto via-internet immediatamente dopo l’avvenuta ricezione del documento e indipendentemente dai contenuti qualsiasi essi siano. E il lavoro del prof. Harrit ha passato un controllo: 10 febbraio 2009…

“Non posso accettare che quest'argomento sia pubblicato nella mia rivista. L'articolo non ha niente a che fare con la chimica fisica o la fisica chimica, e non faccio fatica a credere che ci sia una visione politica dietro la sua pubblicazione. Se qualcuno me l'avesse chiesto, avrei detto che l'articolo non avrebbe mai dovuto essere pubblicato in questa rivista. Punto e basta" ha concluso l'ex redattore capo.”

Estratto da “T.point”:
“La Pileni ce l'ha con il TOPIC(argomento)! Il che è cosa ben diversa dal criticare il metodo di indagine... Quale è il TOPIC(argomento)?
Ce lo “spiega” nelle righe successive, ovvero: presumendo la presenza di un punto di vista politico (nell'argomento in questione ), l’articolo secondo lei non tratterebbe di chimica e/o fisica.
La Pileni ha espresso un suo parere su quella che dovrebbe essere "la policy" della rivista. Non si è minimamente addentrata in valutazioni tecniche-scientifiche.
Vien da riderci sopra, però! La prof. Pileni, prima afferma che se gli fosse stato chiesto, non l’avrebbe pubblicato e poi afferma di non entrar nel merito perché esula dalle sue specializzazioni tecniche! Un po’ sconclusionate come giustificazioni!
Sarebbe andato bene se avesse detto che nella pubblicazione c’è un punto di vista politico, e basta… Aggiungendo però che non può entrar nel merito, perché esula dalle sue specializzazioni specifiche, ammette di riconoscere un argomento comunque scientifico ma differente dal banale punto di vista politico che, solo lei, è stata in grado di riconoscervi all’interno della pubblicazione!”


Si rende necessaria questa spiegazione dal momento che la prof. Pileni ha negato di poter trattare delle materie scientifiche contenute nel lavoro del prof. Harrit…
Ma vien da sé un’ennesima obiezione. I contenuti degli altri lavori, vedi 2008, inoltrati alla rivista sono tutti attinenti con il contenuto del lavoro del prof. Harrit.

Quindi, come può dire la prof. Pileni che non può parlare dell’argomento, in quanto non conforme alle sue specializzazioni, se invece, non solo le sue specializzazioni vertono proprio sulla conoscenza dei nano-materiali, ma la sua carica ricoperta, all’interno della rivista, prevede anche necessariamente e obbligatoriamente la preparazione su quelle materie specifiche?

In qualità di responsabile della rivista, avrebbe anche dovuto, come minimo, fare le proprie scuse al prof. Harrit, il quale ha riposto fiducia nelle sue mani, inviando l’analisi da pubblicare sulla sua rivista…

…come se tirassi una sberla ad Attivissimo e Attivissimo, invece di prendersela con me, tira un calcio sugli stinchi a Siredward!

Stanlio e Olio in confronto furono due incapaci!

Nel caso specifico: qualcuno non avrebbe avvertito la Pileni dell’esistenza dell’articolo e della sua pubblicazione sulla rivista di cui è “Editor-in-Chief” e lei, invece di cercare il responsabile e prendersela con lui/lei, se la prende con il contenuto dell’articolo di cui, afferma lei, nemmeno ha la preparazione per farlo. Ma anzi, lo ridicolizza asserendo che trattasi di… “punti di vista politici”!

E’ almeno incoerente, la prof. Pileni: giudica oggi “politico” un documento, poiché incentrato indirettamente sul 9/11 e un anno fa, nulla proferiva e nessuna distanza prendeva per la pubblicazione, sempre “Bentham”, di:

Fourteen Points of Agreement with Official Government Reports on the World Trade Center Destruction

Si pretende troppo dalla prof. Pileni! …se non sa cosa succede sulla propria rivista come ci si può aspettare che sappia cos’accada su di un’altra dello stesso gruppo per il quale sta lavorando?!

Vien da chiedersi se la sua carica nella rivista non avesse l'utilità di un ulteriore titolo da aggiungere al proprio curriculum…

“Voto d'insufficienza alla rivista – Il drammatico abbandono dell'editor in chief fornisce ai critici ulteriori motivi di dubitare delle conclusioni dell'articolo, ma Marie-Paule Pileni sottolinea che lei non può giudicare se l'articolo in sé sia valido o meno perché è al di fuori del suo campo di competenza. Cionondimeno, la pubblicazione la spinge a dare un voto insufficiente all'Open Chemical Physics Journal.”

Come i “quattro” a scuola!
Evidenziando quanto affermi la Pileni e cioè di non essere titolata per discutere del contenuto dell’analisi delle polveri e andando a verificare la sua effettiva preparazione scientifica specializzata ci si trova davanti ad un dubbio: la prof. Pileni dice la verità o no?
Dal suo curriculum, si legge:

OTHER ACTIVITIES
1991-1992: Member of the “Institut des Hautes Etudes de Sécurité Intérieure” (IHESI)
1990-1992: Chairperson on workshops related to the French Defense research.
1989-1992: Consultant at the Minister of Recherche concerning the National Defense 1989: Member of the “Institut des Hautes Etudes de Défense Européenne”.
1987-1988: Member of the ’“Institut des Hautes Etudes de Défense Nationale” (IHEDN)1984-1986: Member of National exam in Chemistry
EDITORIAL BOARD MEMBERSHIP
2006: Accounts of Chemical Research, American Chemical Society.
Journal of experimental nanosciences, Publisher Taylor&Francis.
2002: Journal of Physical Chemistry, Board member, American Chemical Society.
CONSULTING EXPERIENCE
1990-1994: Société Nationale des Poudres et Explosifs, SNPE, France (Literally translated: National Society of Powders and Explosives)
LABORATORY MANAGEMENT
2001: Laboratoire des matériaux mésoscopiques et nanomètriques, LM2N.
1992-2000: Structure et réactivité des systèmes interfaciaux, SRI. (Literally translated: Structure and reactivity of interfacial systems)

…il 21 aprile 2009, ben sette giorni prima della notizia delle dimissioni della prof. Pileni, sul forum di “france 3” qualcuno suggeriva un dibattito televisivo sull’11 settembre 2001. Nel topic dedicato alla trasmissione “Ce soir ou jamais”(Stasera o mai più) un utente suggerisce un dibattito televisivo con dei professionisti:

Pouvez-vous organiser un débat sérieux sur le sujet avec des protagonistes de qualité et qui maîtrises leur sujet respectif ?
Du côté des personnes capables à mon sens d’amener des éléments factuels et de poids je vous propose par exemple :
- David Ray Griffin (Prof. Emerite de philosophie – Clarement School of Technology (CA), auteur de 7 ouvrage sur le sujet).

- Niels H. Harrit (Department of Chemistry, Université of Copenhagen, Denmark).

- Jeffrey Farrer (Department of Physics and Astronomy, Brigham Young University, Provo, UT 84602, USA).

- Richard Gage (Architecte Californien qui a fondé « Architects & Engineers for 9/11 Truth » qui représente 500 architectes et ingénieurs qui réfutent les explications officielles).

- Prof. Marie-Paule Pileni (Faculty of Science Laboratoire des Matériaux Mésoscopiques et Nanomètriques University P & M Curie Paris).

- Et enfin, Thierry Meyssan (si il accepte de prendre le risque de se déplacer sur territoire OTAN…) qu’il est inutile de présenter.


Nel “topic” si parla espressamente della necessità di “fermare questo declino di coraggio” che incombe in Francia in quanto a discutere pubblicamente delle dinamiche relative all’11 settembre 2001…

La prof.ssa Pileni è cittadina francese… e ha ricoperto cariche all’interno delle varie Agenzie della Difesa Francese.

Poteva prendersi lei tutta la responsabilità, da redattore-capo quale era nella rivista della Bentham, per una pubblicazione così incoerente con le posizioni da lei ricoperte nelle sue precedenti esperienze professionali?

“Avevo in effetti dei dubbi sulla rivista anche prima, perché avevo chiesto più volte informazioni su di essa senza ricevere risposta. Non compare nell'elenco delle riviste internazionali, e questo è un brutto segno. Ora vedo che è perché si tratta di una pessima rivista", dice Marie-Paule Pileni, e prosegue: "Non ci sono citazioni dell'Open Chemical Physics Journal in altri articoli. Ho due colleghi che hanno contribuito alla pubblicazione di un articolo: neanche quello è stato citato altrove. Se non la legge nessuno, è una cattiva rivista e non serve a nulla". Questo è il suo secco verdetto.

Cos’abbia inteso dicendo che “aveva chiesto informazioni sulla rivista senza riceverne” mi rimane incomprensibile… ma è certo che le citazioni della rivista, “buona” o “cattiva” che si voglia reputare, invece ci sono:

Invero anche il nostrano Dipartimento Materiali e Dispositivi del C.N.R. ricomprende la «Open Chemical Physics»:
http://www.dmd.cnr.it/english/oaj.php

Ma non finisce mica qui. La rivista «Open Chemical Physics», assieme ad altre 154 riviste della Bentham, fa parte della lista nella directory delle riviste ad accesso libero gestita dalle biblioteche della Università di Lund:
http://www.doaj.org/doaj?func=findJournals&hybrid=&query=bentham.

Una ricerca su Google che richieda al motore di ricerca quattro parole: "open chemical physics journal" – nelle sue prime 5 pagine rimanda a una marea di inclusioni della rivista nelle biblioteche e database accademici:
http://www.google.com/search?q=%22open+chemical+physics+journal%22&hl=en...

Georgetown University Library:
http://library.georgetown.edu/newjour/o/msg02683.html

Intute: Science, Engineering and Technology:
http://www.intute.ac.uk/sciences/cgi-bin/fullrecord.pl?handle=20080813-1...

Internetchemie:
http://www.internetchemie.info/chemistry/chemical-physics.htm

Ecole Polytechnique Federale De Lausanne- Scientific Information and Libraries:
http://library.epfl.ch/en/periodicals/?recId=12868587

Henryk Niewodniczanski Institute of Nuclear Physics PAN:
http://www.ifj.edu.pl/lib/dodat_info.php?lang=en

University of Saskatchewan Library:
https://library.usask.ca/ejournals/view/1000000000375713

ABC Chemistry- Belarusian State University, Minsk, Belarus:
http://www.abc.chemistry.bsu.by/current/fulltexto.htm

Portico.org – “support for Portico is provided by The Andrew W. Mellon Foundation, Ithaka, The Library of Congress, and JSTOR”:
http://www.portico.org/Portico/feedback/oa_title_recommendation.por

J R D TATA MEMORIAL LIBRARY (JRDTML) - INDIAN INSTITUTE OF SCIENCE:
http://www.library.iisc.ernet.in/bentham/bentham-open-journals.htm

Feng Chia University Library:
http://e-resources.fcu.edu.tw:8080/1cate/?BM=az&provider=DOAJ&tableName=...

Wageningen UR Library Catalogue:
http://library.wur.nl/WebQuery/catalog/lang/1902051

Geneva Foundation for Medical Education and Research:
http://www.gfmer.ch/Medical_journals/Biochemistry_chemistry_physics.htm

Brigham Young University- Harold B. Lee Library:
http://exlibris.lib.byu.edu/sfxlcl3?url_ver=Z39.88-2004&url_ctx_fmt=info......

Journal Search - Sutherland Shire Libraries:
http://journalsearch.sutherlandlibrary.com/JournalDisplay.asp?JournalID=...http://911reports.com/

La professoressa ci informa che alcuni anni fa fu invitata a svolgere il ruolo di editor in chief di una rivista che avrebbe aperto nuove possibilità a nuovi ricercatori, e poiché lei è favorevole all'idea delle riviste open access, in cui gli articoli sono accessibili a chiunque, disse "Sì, grazie".

“E' importante permettere alle persone di tentare di ottenere il successo, ma non deve essere permesso fare di tutto, e tutto questo è certamente un sacco di sciocchezze senza senso. Cerco di essere una ricercatrice seria e non voglio che il mio nome sia legato a questo genere di cose" conclude Marie-Paule Pileni.


È degno di lode un intento come quello della prof. Pileni così come pure lo è l’avvertimento destinato ad evitare che si permetta di tutto, non solo in riferimento a sciocchezze, ma anche quanto a trovate pubblicitarie o meschini pretesti per aumentare visibilità ai danni di terzi…

Stendiamo un velo pietoso sul solito “debunking” dove qualsiasi informazione viene considerata purché allineata alle “versioni ufficiali”, oramai da considerarsi infondate veline ingiallite dal tempo…

Riporto, per completezza, un commento rivolto ad Henry62, l’autore della pseudo-contestazione sostenuta a spada tratta dai “debunker”, postato su T.point e, ad oggi, mai da lui replicato:

“Ciao Henry62.
Quando si ebbe notizia delle analisi delle polveri, circa 2 settimane fa, ci si aspettava una sorta di ”debunking” contro: era scontato…
Tuttavia quello che ci si sarebbe aspettati, come puoi leggere su LC, sarebbe stato un intervento da parte di chi, tra voi “debunker”, aveva la preparazione professionale adeguata per predisporre una confutazione in qualche modo parimenti consona.
La confutazione da parte vostra avrebbe goduto di credibilità quanto più le argomentazioni per sostenerla fossero state solide e, certamente, quanto più il titolo dell’autore avrebbe dimostrato la capacità per argomentarne i contenuti.
Qualcuno su LC ricordava anche che nel vostro gruppo c’è un chimico che scrive con lo pseudonimo di mastrocigliegia e che quindi proprio da lui potesse venire un elenco di perplessità o altro, come fece a suo tempo per esempio, se non ricordo male, per le tracce di zolfo rinvenute nelle macerie analizzate nell’Appendix C della FEMA(comunque non condivisibile da parte mia per tutti i retroscena dei tecnici che curarono quella stesura)…
…la confutazione delle analisi delle polveri, invece, con mia immensa sorpresa arrivò da parte tua, che sei un perito balistico, e con, alle spalle, un esame di chimica fatto un po’ di anni fa, ma che non sei propriamente per definizione un chimico...*
Con questo non voglio delegittimarti dall’autorità con cui esprimi pubblicamente le tue obiezioni, ma come puoi ben capire ne prendo comunque doverosamente atto.
Hai riportato tra questi commenti le UPS, come quel fatto che secondo te consisterebbe nell’unico errore commesso dal NIST, in tutti i suoi rapporti, per non averne menzionato la presenza(…e non lo condivido).
…lo hai scoperto tu, anche se Bollyn ha scoperto che c’erano batterie simili anche ai piani dell’impatto avvenuto sulla Torre Nord!
E’ noto che contro l’idea della thermite vista colare dalla torre sud, alcuni momenti prima del suo crollo, avevi speso qualche parola per ricordare che non si dovesse escludere che vi fosse la possibilità che quel materiale che si vedeva colare potesse proprio essere il contenuto delle batterie UPS…
Se quella colata da una parte viene ritenuta la prova dell’utilizzo della thermite, dall’altra (la tua) quello che si vedeva colare probabilmente sarebbe stato il materiale delle batterie.
Indubbiamente la tua è comunque un’ipotesi percorribile.
Gli estratti che ho quotato dai tuoi commenti contengono i principi per i quali intravedi in Harrit e altri un conflitto d’interessi secondo cui, questo, sarebbe consistito nell’innamoramento di una tesi…
Ci terrei però a farti notare che siamo tutti uomini e che quindi tanto loro possono cadere in questo “vizio”, quanto altri…
Tu stesso potresti cadere in un giudizio affrettato corrispondente poi ad una tua aspettativa personale a monte…
Già, chiunque di noi scriva qualcosa, la scrive in funzione di una propria convinzione ed una propria interpretazione dei fatti, se poi ci aggiungiamo che un’analisi come quella delle polveri possa in qualche modo addentrarsi nella conferma di una precedente convinzione, suggerita per esempio dalla visione della colata di materiale fuso, ne consegue che anche te, che già eri contrario a quella conclusione, più di altri del tuo gruppo in quanto introducesti le UPS, potresti essere suscettibile e sensibile nel voler tentare di dimostrare l’invalidità dell’analisi di harrit per lasciare ancora aperta l’opzione delle batterie…
In passato hai fatto un errore in tal senso, a mio avviso imperdonabile in quanto tu sei perito balistico.
Ipotizzasti che la colata che si vedeva da un’altra angolazione, in un nuovo video desegretato, alla luce delle colorazioni di questa osservate, non potesse essere thermite ma era probabile che si trattasse del materiale contenuto nelle UPS…

Il video era palesemente sovraesposto. Avevi gettato conclusioni(seppur sottoforma di ipotesi) sulla base di non meglio specificate osservazioni di colorazioni effettuate su di una prova vistosamente alterata.
Questo è stato l’errore che ti portò a reintrodurre forzatamente l’ipotesi colata=materiale contenuto nelle batterie UPS.

Ossia l’innamoramento di una tesi ti ha portato a trarre conclusioni evitando che tu ti rendessi conto dell’impossibilità di poterle trarre da una prova alterata…
Con questo non dico necessariamente che la confutazione dell’analisi delle polveri che tu hai esposto sia del tutto infondata ma semplicemente che ciò che tu hai intravisto in altri potrebbe riconoscersi nell’esaltazione di alcuni punti di vista che hai espresso nel merito.
…bisogna riconoscere anche che l’esistenza di thermite, se in futuro venisse riconfermata, metterebbe in dubbio pesantemente l’assunto batterie UPS=colata… Di cui tu sei sostenitore.
Se non altro riscontro che là, dove tu vedi l’utilizzo del MEK erroneo, nella metodologia identificata dall’FBI negli USA per l’analisi delle vernici, l’utilizzo di un solvente è richiesto esplicitamente per effettuare prove distruttive…
Per l’utilizzo del DSC non consideri che la prova in aria possa esser consistita nell’aver replicato le stesse condizioni che avrebbero trovato il 9/11 gli elementi analizzati…
Ti ripeto non sono un sostenitore della thermite tanto più che, come mastrocigliegia fece a suo tempo richiamando lo zolfo come elemento presente a seguito delle conseguenze delle reazioni subite dal cartongesso, Harrit e altri convengono anche loro che la presenza di zolfo possa esser dovuta a questo motivo, in disaccordo, tutti, con i quesiti che si erano invece posti gli autori dell’Appendix C quando ne ritrovarono tracce nelle macerie analizzate senza spiegarsene il motivo…
Dovremmo concludere che Harrit ed altri e mastrocigliegia hanno ragione e gli autori dell’appendix C non si resero conto di questa semplice spiegazione del tutto immediata e inequivocabile?
No. Non lo credo… E quegli autori ne fecero le spese venendo tacciati quando chiesero di fare ulteriori analisi.
Henry62 quello che credo io è che l’analisi delle polveri debba essere presa con le pinze a maggior ragione ora e di più che ci si trovi davanti ad una presunta prova. E’ però altrettanto chiaro che non è possibile sminuire con facilità l’analisi e relegarla a frutto di qualche errore pasticcionesco, come ho visto fare da un po’ di tempo in qua…”

*Dai commenti sul blog di henry62:


Non sono un chimico nemmeno io, ma se per esempio Henry62 contesta l’utilizzo di un solvente speculando che questo potesse alterare i risultati dell’analisi dei campioni svolta da Harrit e poi leggo un documento incentrato sull’analisi delle vernici stilato dai periti balistici dell’FBI che invece consigliano l’utilizzo di forti solventi per effettuare prove distruttive e favorire le analisi sono costretto a mettere in dubbio la credibilità di henry62 sia come (non)chimico che come perito balistico a trecentosessanta gradi…