sabato 6 giugno 2009

Fake-blog "undicisettembre": "...una farsa annunciata!"

Il fatto “eclatante” che ultimamente ha ancor più riempito di astrusità la bocca dei “debunker”, è l’atto dimissionario dell’”Editor-in-Chief” della rivista della “Bentham”, prof. Marie-Paule Pileni.

Attraverso tale atto la prof. Pileni si è dissociata dai contenuti espressi nell’analisi del prof. Harrit attaccando, non il suo lavoro appunto, bensì la credibilità riscossa dalla neonata rivista “The Open Chemical Physics Journal” su cui è stato pubblicato…

Il lavoro riguarda l’analisi di alcuni campioni di polveri rinvenuti al WTC di New York a seguito dei crolli delle torri. La conclusione di questo studio è intesa a dimostrare la sospetta presenza di residui ancora attivi di materiale con principi termitici.

Il “debunking” sembra essersi bloccato al sostegno di una pseudo-contestazione di queste analisi.

…l’ultimo di sei articoli scritti e pubblicati in pochi giorni dai “debunker” italiani è incentrato su detto argomento, ed inizia così:


…prima di addentrarci nelle trame del “debunking” più becero è da evidenziare che le informazioni riportate in questi articoli sono in maggioranza distorte e/o contraddittorie come si può facilmente costatare, ad esempio, leggendo due trafiletti di uno stesso articolo, scritto e pubblicato da Paolo Ativvissimo:

“Dalle parole della professoressa dimissionaria emerge chiaramente che il "peer review" (controllo da parte di revisori indipendenti, di norma anonimi), che doveva conferire l'agognato crisma di serietà all'articolo pro-nanotermite e fornire ai cospirazionisti la patente di scientificità, non c'è stato.”
(Paolo Attivissimo)

Questa informazione è falsa e come vedremo meglio in seguito manipolata… Attivissimo ce lo conferma parzialmente continuando la traduzione dell’articolo tratto da “il portale di notizie scientifiche danese Videnskab”:

“Tuttavia conosce i nomi dei due ricercatori, i cosiddetti referee, che hanno esaminato l'articolo, ma non intende rivelarne i nomi perché "in linea di principio sono anonimi".”

Il complotto!

A parte questi strafalcioni del nostro “antibufala” l’analisi del prof. Harrit risulta aver svolto la sua trafila, prima di essere pubblicata nella rivista in questione. Per cui la pubblicazione è legittima e consona alle regole stesse del colosso di pubblicazioni scientifiche.

…potrebbe essere, però, molto utile disporre anche dello specchietto relativo alle date storiche dell’analisi in questione, che in nessun modo compare tra tutti gli articoli scritti dai “debunker”(ci si chiede semplicemente “perché?”):


Received: August 12, 2008 – Ricevuto: 12 Agosto 2008
Revised: February 10, 2009 – Controllato: 10 Febbraio 2009
Accepted: February 13, 2009 – Approvato: 13 Febbraio 2009
Published: April 2009 – Pubblicato: [3] Aprile 2009

Quasi 9 mesi da quando l’articolo è stato ricevuto dal “Journal“ a quando è stato poi effettivamente pubblicato in esso.

E l’”Editr-in-Chief”, Prof. Marie-Paule Pileni afferma di non esserne venuta a conoscenza dell’esistenza… se non dopo che l’analisi fosse pubblicata!

…qualcuno, di nascosto, ha pubblicato l’articolo sulla rivista della prof. Pileni, pensando che lei, “editor-in-chief” responsabile dei contenuti, non se ne sarebbe accorta?!

Certo, se da una parte le dichiarazioni della prof. Pileni, più sotto riportate, sembrerebbero offrire chiarezza, da un’altra sollevano un certo numero di dubbi:

- Chi allora avrebbe pubblicato l’articolo del prof. Harrit, se non l’ha fatto la prof. Pileni?
- Chi aveva le credenziali e le autorizzazioni per poterlo fare, in caso di assenza della prof. Pileni?
- Quanto era presente la prof. Pileni all’interno del “Journal” per non poter essere a conoscenza della pubblicazione di un articolo anche a distanza di giorni e giorni?
- Chi è il/la reale responsabile della pubblicazione “senza permesso”?
- …ne ha pagato le conseguenze?
- È stata fatta, dalla Bentham, un’indagine interna per appurarne le responsabilità?
- O la Bentham non ha ritenuto opportuno farlo in quanto non esistono i presupposti per discutere la legittimità della pubblicazione?
- C’è una richiesta di risarcimento da parte della Bentham per danni subiti alla propria immagine a seguito di queste affermazioni rese pubbliche?
- Com’è possibile che in 9 mesi l’”editor-in-chief” del Journal non fosse a conoscenza di quest’analisi in pubblicazione e, prima ancora, in reviewing?
- Se è vero come ha detto la prof. Pileni che lei non ne sapesse nulla, com’è stato possibile tacergliene per tutto il lasso di tempo tra la ricezione alla Bentham e la pubblicazione?
- E’ possibile che alla prof. Pileni sia stato procurato un pretesto ad “hoc”, per permetterle di dissociarsi dal contenuto dell’analisi, e sviare da lei qualsiasi responsabilità in quanto redattore-capo del “Journal” e garante della bontà del contenuto dell’analisi del prof. Harrit?
- È possibile che un’analisi come quella del prof. Harrit possa essere stata ritenuta “scomoda” e si sia ripiegato su di un espediente come l’atto dimissionario dell’”Editor in Chief” nel tentativo di screditare una rivista, sacrificabile in quanto neonata, adombrando così indirettamente il lavoro lì pubblicato, ma nel contempo permettendo di evitarle l’obbligatoria contestazione scientifica e irreprensibile aldilà di ogni ragionevole dubbio?
- E’ possibile che le precedenti cariche ricoperte dalla prof. Pileni all’interno di organizzazioni ruotanti intorno al Ministero della Difesa Francese, quindi di un Governo allineato alle mire neocon, possano aver implicato un’influenza sulle decisioni da lei prese?
- La prof. Pileni non ha saputo nemmeno che fosse stato ricevuto, o che fosse stato controllato, o accettato prima di essere pubblicato sulla rivista?
- Le date di ricezione, controllo e accettazione del lavoro del prof. Harrit allora come si devono interpretare?
- Siamo certi che la prof. Pileni abbia saputo della pubblicazione nel momento in cui lesse la mail inviata da “Videnskab”?

Su questi aspetti i “debunker” glissano! …preferendo ancorarsi e nascondersi dietro la facciata della versione dell’immacolato ”editor-in-chief” che attribuisce negligenze amministrative a destra e a manca, riversando in compenso rabbia e odio nei confronti dell’analisi del prof. Harrit…

“politica del discredito” e “use of the ridicule”

Risulta comunque chiaro, dato il numero di pubblicazioni effettuate sul “Journal”, che la mole di lavoro che la prof. Pileni doveva sostenere in qualità di “editor-in-chief” della rivista non fosse così imponente da inibirla all’espletamento diretto dei suoi compiti. L’attività non era così consistente al punto di indurla a disporre di una gestione più complessa della sua carica, dovendo per esempio centralizzare la conoscenza di tutto quanto avvenisse all’interno del “Journal” attraverso altri suoi sub-alterni…

Il “The Open Chemical Physics Journal”, a tutto il 2009, risulta contenere la pubblicazione di due lavori:
- Molecular Spectroscopic Study of Water Hyacinth Dry Matter
- Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe


La Prof. Pileni sapeva almeno dell’altra analisi pubblicata sulla sua rivista?!!

Veniamo alle parole della prof.ssa Pileni che, rammaricata dell’inconveniente, non ha esitato a dare prontamente le sue dimissioni dall’incarico!

In blu alcuni estratti della traduzione dell’articolo su Videnskab.dk:
(mi arrischio ad affidarmi alle traduzioni dello stesso Attivissimo, comunque madrelingua inglese, anche se conosciuto talvolta per certe sue traduzioni un po’ “spinte” e ambiguamente di parte ).

“Ha destato molta attenzione, grande sorpresa e sospetto la pubblicazione ad aprile, da parte dell'Open Chemical Physics Journal, di un articolo scientifico che parlava di resti di nanotermite trovati in grandi quantità nella polvere del WTC.

Una delle persone più sorprese è stata, a quanto pare, il redattore capo della rivista, la professoressa Marie-Paule Pileni, che ha sentito per la prima volta dell'articolo quando Videnskab.dk le ha scritto per chiederle una valutazione professionale del contenuto dell'articolo. La mail l'ha spinta a chiudere subito la porta in faccia alla rivista.”

L’articolo di “Videnskab” è del 28 aprile 2009. L’analisi delle polveri del prof. Harrit ed altri risulta pubblicata sul “Journal” al 3 aprile 2009. Fanno un totale di venticinque giorni. Non si sa quando “Videnskab” abbia ricevuto la telegrafica mail di risposta dalla prof.ssa Pileni…
…ma si sa che Videnskab riportò prontamente la notizia della pubblicazione dell’analisi del prof. Harrit, il giorno stesso che questa venne pubblicata, il 3 aprile 2009.

Si dovrebbe accettare, stando alle dichiarazioni della prof. Pileni capo-redattore responsabile, che a qualche settimana dalla pubblicazione del secondo articolo dell’anno sul “Journal” lei non ne sapesse nulla.

mail “videnskab”>dimissioni “editor-in-Chief”!

…per le motivazioni che la prof. Pileni ha dato e per le conseguenze connesse alla visibilità stessa di tale atto dimissionario divulgato su una rivista di settore, la consequenzialità delle reazioni non desta pochi sospetti…

Ci si trova di fronte ad un momento mediatico-scandalistico, ma contenuto e limitato, dove però, il responsabile della rivista in questione, si spoglia delle sue responsabilità, prendendosela impulsivamente(se non ostentatamente) con la Bentham e la pubblicazione del prof. Harrit.
…senza spiegare al pubblico come sia stato possibile che tutto quanto da lei affermato accadesse.

"Mi dimetto dal ruolo di redattore capo" è stata la brusca risposta via mail a Videnskab.dk.”

Più brusca di così si muore!…ma si potrebbe aggiungere anche: “telefonata”… come reazione ad una mail! …considerando le battaglie supportate da “Videnskab” in favore delle pari opportunità dei sessi, così come favorite dalla stessa prof. Pileni all’interno del suo staff di esperti che ne prevede appunto una ripartizione equa(50% maschi e 50% femmine), allora forse verrebbe da chiedersi se tra le due entità non possa esserci anche qualche altra affinità che consti di una visione ideologicamente allineata anche sull’11 settembre… Non ultimo, riscontrando come Videnskab abbia in passato trattato la questione 11 settembre, avendo dedicato articoli di cui poi l’oggetto principale fosse in realtà il c.d. “cospirazionismo”, viene da domandarsi se l’atteggiamento pseudo-scettico, da loro espresso in maniera ostentatamente tendente all’“use of the ridicule”, non abbia qualche analogia con tutto il “teatrino” allestito frettolosamente nell’altrettanto indiretto tragicomico attacco sfoderato dall’Editor-in Chief” ai danni del prof. Harrit!

…non si fatica certo ad intendere che l’azione della prof. Pileni sia mirata a snaturare la credibilità del contenuto dell’analisi di Harrit semplicemente attaccando la serietà della rivista stessa sulla quale è pubblicata.

“Stampato senza permesso – Una telefonata rivela che il redattore capo Marie-Paule Pileni non era mai stata informata che l'articolo sarebbe stato pubblicato nell'Open Chemical Physics Journal, edito dal colosso di settore Bentham Science Publishers.”

La prof. Pileni dice che se si fosse accorta in tempo non avrebbe pubblicato il lavoro…
…quindi si dovrebbe credere che lei:
- non sapesse nulla di una pubblicazione avvenuta nel 2009 successiva ad un’altra sola nello stesso anno
- qualcuno, di nascosto dalla prof. Pileni, ha pubblicato l’analisi delle polveri del WTC
- una mail, pervenutale da un periodico di settore richiedente informazioni sulla pubblicazione, la facesse cadere dalle nuvole
- dalla sua indignazione per l’apprendimento del fatto, lei rassegnasse le proprie dimissioni

…la notizia delle dimissioni viene poi prontamente pubblicata sulla rivista di settore che le ha mandato la mail.

Non è certo strano, se i “debunker” accettino tutto ciò senza rifletterci sopra!

“Hanno mandato in stampa l'articolo senza il mio permesso, per cui quando mi avete scritto non sapevo che era stato pubblicato. Non lo posso accettare e quindi ho scritto alla Bentham che mi dimetto da ogni attività con loro", spiega Marie Paule Pileni, professoressa con specializzazione in nanomateriali presso la stimata Université Pierre et Marie Curie in Francia.”

“Si sente non solo colpita alle spalle, ma perplessa all'idea che l'articolo sull'analisi della polvere dopo l'attacco terroristico agli Stati Uniti l'11 settembre 2001 sia finito nell'Open Chemical Physics Journal.

Se c’è qualcuno che avrebbe il diritto di sentirsi colpito alle spalle questo è il prof. Harrit! Quale responsabilità ha lui infatti dell’accaduto, avendo seguito le formalità di inoltro della propria analisi alla Bentham?

Dal sito della Bentham riporto una delle istruzioni previste per la pubblicazione delle analisi:
“REVIEWING AND PROMPTNESS OF PUBLICATION: All manuscripts submitted for publication will be immediately subjected to peer-reviewing, usually in consultation with the members of the Editorial Advisory Board and a number of external referees. Authors may, however, provide in their Covering Letter the contact details (including e-mail addresses) of four potential peer reviewers for their paper. Any peer reviewers suggested should not have recently published with any of the authors of the submitted manuscript and should not be members of the same research institution.

All peer-reviewing will be conducted via the Internet to facilitate rapid reviewing of the submitted manuscripts. Every possible effort will be made to assess the manuscripts quickly with the decision being conveyed to the authors in due course.”


Appare evidente che se la prof. Pileni vuol prendersela con qualcuno debba farlo con se stessa o con i suoi sub-alterni(qualora se ne fosse servita!), non certo con gli autori dell’analisi o con l’analisi stessa o con la Bentham visto che il “peer-reviewing”, come appena evidenziato, viene condotto via-internet immediatamente dopo l’avvenuta ricezione del documento e indipendentemente dai contenuti qualsiasi essi siano. E il lavoro del prof. Harrit ha passato un controllo: 10 febbraio 2009…

“Non posso accettare che quest'argomento sia pubblicato nella mia rivista. L'articolo non ha niente a che fare con la chimica fisica o la fisica chimica, e non faccio fatica a credere che ci sia una visione politica dietro la sua pubblicazione. Se qualcuno me l'avesse chiesto, avrei detto che l'articolo non avrebbe mai dovuto essere pubblicato in questa rivista. Punto e basta" ha concluso l'ex redattore capo.”

Estratto da “T.point”:
“La Pileni ce l'ha con il TOPIC(argomento)! Il che è cosa ben diversa dal criticare il metodo di indagine... Quale è il TOPIC(argomento)?
Ce lo “spiega” nelle righe successive, ovvero: presumendo la presenza di un punto di vista politico (nell'argomento in questione ), l’articolo secondo lei non tratterebbe di chimica e/o fisica.
La Pileni ha espresso un suo parere su quella che dovrebbe essere "la policy" della rivista. Non si è minimamente addentrata in valutazioni tecniche-scientifiche.
Vien da riderci sopra, però! La prof. Pileni, prima afferma che se gli fosse stato chiesto, non l’avrebbe pubblicato e poi afferma di non entrar nel merito perché esula dalle sue specializzazioni tecniche! Un po’ sconclusionate come giustificazioni!
Sarebbe andato bene se avesse detto che nella pubblicazione c’è un punto di vista politico, e basta… Aggiungendo però che non può entrar nel merito, perché esula dalle sue specializzazioni specifiche, ammette di riconoscere un argomento comunque scientifico ma differente dal banale punto di vista politico che, solo lei, è stata in grado di riconoscervi all’interno della pubblicazione!”


Si rende necessaria questa spiegazione dal momento che la prof. Pileni ha negato di poter trattare delle materie scientifiche contenute nel lavoro del prof. Harrit…
Ma vien da sé un’ennesima obiezione. I contenuti degli altri lavori, vedi 2008, inoltrati alla rivista sono tutti attinenti con il contenuto del lavoro del prof. Harrit.

Quindi, come può dire la prof. Pileni che non può parlare dell’argomento, in quanto non conforme alle sue specializzazioni, se invece, non solo le sue specializzazioni vertono proprio sulla conoscenza dei nano-materiali, ma la sua carica ricoperta, all’interno della rivista, prevede anche necessariamente e obbligatoriamente la preparazione su quelle materie specifiche?

In qualità di responsabile della rivista, avrebbe anche dovuto, come minimo, fare le proprie scuse al prof. Harrit, il quale ha riposto fiducia nelle sue mani, inviando l’analisi da pubblicare sulla sua rivista…

…come se tirassi una sberla ad Attivissimo e Attivissimo, invece di prendersela con me, tira un calcio sugli stinchi a Siredward!

Stanlio e Olio in confronto furono due incapaci!

Nel caso specifico: qualcuno non avrebbe avvertito la Pileni dell’esistenza dell’articolo e della sua pubblicazione sulla rivista di cui è “Editor-in-Chief” e lei, invece di cercare il responsabile e prendersela con lui/lei, se la prende con il contenuto dell’articolo di cui, afferma lei, nemmeno ha la preparazione per farlo. Ma anzi, lo ridicolizza asserendo che trattasi di… “punti di vista politici”!

E’ almeno incoerente, la prof. Pileni: giudica oggi “politico” un documento, poiché incentrato indirettamente sul 9/11 e un anno fa, nulla proferiva e nessuna distanza prendeva per la pubblicazione, sempre “Bentham”, di:

Fourteen Points of Agreement with Official Government Reports on the World Trade Center Destruction

Si pretende troppo dalla prof. Pileni! …se non sa cosa succede sulla propria rivista come ci si può aspettare che sappia cos’accada su di un’altra dello stesso gruppo per il quale sta lavorando?!

Vien da chiedersi se la sua carica nella rivista non avesse l'utilità di un ulteriore titolo da aggiungere al proprio curriculum…

“Voto d'insufficienza alla rivista – Il drammatico abbandono dell'editor in chief fornisce ai critici ulteriori motivi di dubitare delle conclusioni dell'articolo, ma Marie-Paule Pileni sottolinea che lei non può giudicare se l'articolo in sé sia valido o meno perché è al di fuori del suo campo di competenza. Cionondimeno, la pubblicazione la spinge a dare un voto insufficiente all'Open Chemical Physics Journal.”

Come i “quattro” a scuola!
Evidenziando quanto affermi la Pileni e cioè di non essere titolata per discutere del contenuto dell’analisi delle polveri e andando a verificare la sua effettiva preparazione scientifica specializzata ci si trova davanti ad un dubbio: la prof. Pileni dice la verità o no?
Dal suo curriculum, si legge:

OTHER ACTIVITIES
1991-1992: Member of the “Institut des Hautes Etudes de Sécurité Intérieure” (IHESI)
1990-1992: Chairperson on workshops related to the French Defense research.
1989-1992: Consultant at the Minister of Recherche concerning the National Defense 1989: Member of the “Institut des Hautes Etudes de Défense Européenne”.
1987-1988: Member of the ’“Institut des Hautes Etudes de Défense Nationale” (IHEDN)1984-1986: Member of National exam in Chemistry
EDITORIAL BOARD MEMBERSHIP
2006: Accounts of Chemical Research, American Chemical Society.
Journal of experimental nanosciences, Publisher Taylor&Francis.
2002: Journal of Physical Chemistry, Board member, American Chemical Society.
CONSULTING EXPERIENCE
1990-1994: Société Nationale des Poudres et Explosifs, SNPE, France (Literally translated: National Society of Powders and Explosives)
LABORATORY MANAGEMENT
2001: Laboratoire des matériaux mésoscopiques et nanomètriques, LM2N.
1992-2000: Structure et réactivité des systèmes interfaciaux, SRI. (Literally translated: Structure and reactivity of interfacial systems)

…il 21 aprile 2009, ben sette giorni prima della notizia delle dimissioni della prof. Pileni, sul forum di “france 3” qualcuno suggeriva un dibattito televisivo sull’11 settembre 2001. Nel topic dedicato alla trasmissione “Ce soir ou jamais”(Stasera o mai più) un utente suggerisce un dibattito televisivo con dei professionisti:

Pouvez-vous organiser un débat sérieux sur le sujet avec des protagonistes de qualité et qui maîtrises leur sujet respectif ?
Du côté des personnes capables à mon sens d’amener des éléments factuels et de poids je vous propose par exemple :
- David Ray Griffin (Prof. Emerite de philosophie – Clarement School of Technology (CA), auteur de 7 ouvrage sur le sujet).

- Niels H. Harrit (Department of Chemistry, Université of Copenhagen, Denmark).

- Jeffrey Farrer (Department of Physics and Astronomy, Brigham Young University, Provo, UT 84602, USA).

- Richard Gage (Architecte Californien qui a fondé « Architects & Engineers for 9/11 Truth » qui représente 500 architectes et ingénieurs qui réfutent les explications officielles).

- Prof. Marie-Paule Pileni (Faculty of Science Laboratoire des Matériaux Mésoscopiques et Nanomètriques University P & M Curie Paris).

- Et enfin, Thierry Meyssan (si il accepte de prendre le risque de se déplacer sur territoire OTAN…) qu’il est inutile de présenter.


Nel “topic” si parla espressamente della necessità di “fermare questo declino di coraggio” che incombe in Francia in quanto a discutere pubblicamente delle dinamiche relative all’11 settembre 2001…

La prof.ssa Pileni è cittadina francese… e ha ricoperto cariche all’interno delle varie Agenzie della Difesa Francese.

Poteva prendersi lei tutta la responsabilità, da redattore-capo quale era nella rivista della Bentham, per una pubblicazione così incoerente con le posizioni da lei ricoperte nelle sue precedenti esperienze professionali?

“Avevo in effetti dei dubbi sulla rivista anche prima, perché avevo chiesto più volte informazioni su di essa senza ricevere risposta. Non compare nell'elenco delle riviste internazionali, e questo è un brutto segno. Ora vedo che è perché si tratta di una pessima rivista", dice Marie-Paule Pileni, e prosegue: "Non ci sono citazioni dell'Open Chemical Physics Journal in altri articoli. Ho due colleghi che hanno contribuito alla pubblicazione di un articolo: neanche quello è stato citato altrove. Se non la legge nessuno, è una cattiva rivista e non serve a nulla". Questo è il suo secco verdetto.

Cos’abbia inteso dicendo che “aveva chiesto informazioni sulla rivista senza riceverne” mi rimane incomprensibile… ma è certo che le citazioni della rivista, “buona” o “cattiva” che si voglia reputare, invece ci sono:

Invero anche il nostrano Dipartimento Materiali e Dispositivi del C.N.R. ricomprende la «Open Chemical Physics»:
http://www.dmd.cnr.it/english/oaj.php

Ma non finisce mica qui. La rivista «Open Chemical Physics», assieme ad altre 154 riviste della Bentham, fa parte della lista nella directory delle riviste ad accesso libero gestita dalle biblioteche della Università di Lund:
http://www.doaj.org/doaj?func=findJournals&hybrid=&query=bentham.

Una ricerca su Google che richieda al motore di ricerca quattro parole: "open chemical physics journal" – nelle sue prime 5 pagine rimanda a una marea di inclusioni della rivista nelle biblioteche e database accademici:
http://www.google.com/search?q=%22open+chemical+physics+journal%22&hl=en...

Georgetown University Library:
http://library.georgetown.edu/newjour/o/msg02683.html

Intute: Science, Engineering and Technology:
http://www.intute.ac.uk/sciences/cgi-bin/fullrecord.pl?handle=20080813-1...

Internetchemie:
http://www.internetchemie.info/chemistry/chemical-physics.htm

Ecole Polytechnique Federale De Lausanne- Scientific Information and Libraries:
http://library.epfl.ch/en/periodicals/?recId=12868587

Henryk Niewodniczanski Institute of Nuclear Physics PAN:
http://www.ifj.edu.pl/lib/dodat_info.php?lang=en

University of Saskatchewan Library:
https://library.usask.ca/ejournals/view/1000000000375713

ABC Chemistry- Belarusian State University, Minsk, Belarus:
http://www.abc.chemistry.bsu.by/current/fulltexto.htm

Portico.org – “support for Portico is provided by The Andrew W. Mellon Foundation, Ithaka, The Library of Congress, and JSTOR”:
http://www.portico.org/Portico/feedback/oa_title_recommendation.por

J R D TATA MEMORIAL LIBRARY (JRDTML) - INDIAN INSTITUTE OF SCIENCE:
http://www.library.iisc.ernet.in/bentham/bentham-open-journals.htm

Feng Chia University Library:
http://e-resources.fcu.edu.tw:8080/1cate/?BM=az&provider=DOAJ&tableName=...

Wageningen UR Library Catalogue:
http://library.wur.nl/WebQuery/catalog/lang/1902051

Geneva Foundation for Medical Education and Research:
http://www.gfmer.ch/Medical_journals/Biochemistry_chemistry_physics.htm

Brigham Young University- Harold B. Lee Library:
http://exlibris.lib.byu.edu/sfxlcl3?url_ver=Z39.88-2004&url_ctx_fmt=info......

Journal Search - Sutherland Shire Libraries:
http://journalsearch.sutherlandlibrary.com/JournalDisplay.asp?JournalID=...http://911reports.com/

La professoressa ci informa che alcuni anni fa fu invitata a svolgere il ruolo di editor in chief di una rivista che avrebbe aperto nuove possibilità a nuovi ricercatori, e poiché lei è favorevole all'idea delle riviste open access, in cui gli articoli sono accessibili a chiunque, disse "Sì, grazie".

“E' importante permettere alle persone di tentare di ottenere il successo, ma non deve essere permesso fare di tutto, e tutto questo è certamente un sacco di sciocchezze senza senso. Cerco di essere una ricercatrice seria e non voglio che il mio nome sia legato a questo genere di cose" conclude Marie-Paule Pileni.


È degno di lode un intento come quello della prof. Pileni così come pure lo è l’avvertimento destinato ad evitare che si permetta di tutto, non solo in riferimento a sciocchezze, ma anche quanto a trovate pubblicitarie o meschini pretesti per aumentare visibilità ai danni di terzi…

Stendiamo un velo pietoso sul solito “debunking” dove qualsiasi informazione viene considerata purché allineata alle “versioni ufficiali”, oramai da considerarsi infondate veline ingiallite dal tempo…

Riporto, per completezza, un commento rivolto ad Henry62, l’autore della pseudo-contestazione sostenuta a spada tratta dai “debunker”, postato su T.point e, ad oggi, mai da lui replicato:

“Ciao Henry62.
Quando si ebbe notizia delle analisi delle polveri, circa 2 settimane fa, ci si aspettava una sorta di ”debunking” contro: era scontato…
Tuttavia quello che ci si sarebbe aspettati, come puoi leggere su LC, sarebbe stato un intervento da parte di chi, tra voi “debunker”, aveva la preparazione professionale adeguata per predisporre una confutazione in qualche modo parimenti consona.
La confutazione da parte vostra avrebbe goduto di credibilità quanto più le argomentazioni per sostenerla fossero state solide e, certamente, quanto più il titolo dell’autore avrebbe dimostrato la capacità per argomentarne i contenuti.
Qualcuno su LC ricordava anche che nel vostro gruppo c’è un chimico che scrive con lo pseudonimo di mastrocigliegia e che quindi proprio da lui potesse venire un elenco di perplessità o altro, come fece a suo tempo per esempio, se non ricordo male, per le tracce di zolfo rinvenute nelle macerie analizzate nell’Appendix C della FEMA(comunque non condivisibile da parte mia per tutti i retroscena dei tecnici che curarono quella stesura)…
…la confutazione delle analisi delle polveri, invece, con mia immensa sorpresa arrivò da parte tua, che sei un perito balistico, e con, alle spalle, un esame di chimica fatto un po’ di anni fa, ma che non sei propriamente per definizione un chimico...*
Con questo non voglio delegittimarti dall’autorità con cui esprimi pubblicamente le tue obiezioni, ma come puoi ben capire ne prendo comunque doverosamente atto.
Hai riportato tra questi commenti le UPS, come quel fatto che secondo te consisterebbe nell’unico errore commesso dal NIST, in tutti i suoi rapporti, per non averne menzionato la presenza(…e non lo condivido).
…lo hai scoperto tu, anche se Bollyn ha scoperto che c’erano batterie simili anche ai piani dell’impatto avvenuto sulla Torre Nord!
E’ noto che contro l’idea della thermite vista colare dalla torre sud, alcuni momenti prima del suo crollo, avevi speso qualche parola per ricordare che non si dovesse escludere che vi fosse la possibilità che quel materiale che si vedeva colare potesse proprio essere il contenuto delle batterie UPS…
Se quella colata da una parte viene ritenuta la prova dell’utilizzo della thermite, dall’altra (la tua) quello che si vedeva colare probabilmente sarebbe stato il materiale delle batterie.
Indubbiamente la tua è comunque un’ipotesi percorribile.
Gli estratti che ho quotato dai tuoi commenti contengono i principi per i quali intravedi in Harrit e altri un conflitto d’interessi secondo cui, questo, sarebbe consistito nell’innamoramento di una tesi…
Ci terrei però a farti notare che siamo tutti uomini e che quindi tanto loro possono cadere in questo “vizio”, quanto altri…
Tu stesso potresti cadere in un giudizio affrettato corrispondente poi ad una tua aspettativa personale a monte…
Già, chiunque di noi scriva qualcosa, la scrive in funzione di una propria convinzione ed una propria interpretazione dei fatti, se poi ci aggiungiamo che un’analisi come quella delle polveri possa in qualche modo addentrarsi nella conferma di una precedente convinzione, suggerita per esempio dalla visione della colata di materiale fuso, ne consegue che anche te, che già eri contrario a quella conclusione, più di altri del tuo gruppo in quanto introducesti le UPS, potresti essere suscettibile e sensibile nel voler tentare di dimostrare l’invalidità dell’analisi di harrit per lasciare ancora aperta l’opzione delle batterie…
In passato hai fatto un errore in tal senso, a mio avviso imperdonabile in quanto tu sei perito balistico.
Ipotizzasti che la colata che si vedeva da un’altra angolazione, in un nuovo video desegretato, alla luce delle colorazioni di questa osservate, non potesse essere thermite ma era probabile che si trattasse del materiale contenuto nelle UPS…

Il video era palesemente sovraesposto. Avevi gettato conclusioni(seppur sottoforma di ipotesi) sulla base di non meglio specificate osservazioni di colorazioni effettuate su di una prova vistosamente alterata.
Questo è stato l’errore che ti portò a reintrodurre forzatamente l’ipotesi colata=materiale contenuto nelle batterie UPS.

Ossia l’innamoramento di una tesi ti ha portato a trarre conclusioni evitando che tu ti rendessi conto dell’impossibilità di poterle trarre da una prova alterata…
Con questo non dico necessariamente che la confutazione dell’analisi delle polveri che tu hai esposto sia del tutto infondata ma semplicemente che ciò che tu hai intravisto in altri potrebbe riconoscersi nell’esaltazione di alcuni punti di vista che hai espresso nel merito.
…bisogna riconoscere anche che l’esistenza di thermite, se in futuro venisse riconfermata, metterebbe in dubbio pesantemente l’assunto batterie UPS=colata… Di cui tu sei sostenitore.
Se non altro riscontro che là, dove tu vedi l’utilizzo del MEK erroneo, nella metodologia identificata dall’FBI negli USA per l’analisi delle vernici, l’utilizzo di un solvente è richiesto esplicitamente per effettuare prove distruttive…
Per l’utilizzo del DSC non consideri che la prova in aria possa esser consistita nell’aver replicato le stesse condizioni che avrebbero trovato il 9/11 gli elementi analizzati…
Ti ripeto non sono un sostenitore della thermite tanto più che, come mastrocigliegia fece a suo tempo richiamando lo zolfo come elemento presente a seguito delle conseguenze delle reazioni subite dal cartongesso, Harrit e altri convengono anche loro che la presenza di zolfo possa esser dovuta a questo motivo, in disaccordo, tutti, con i quesiti che si erano invece posti gli autori dell’Appendix C quando ne ritrovarono tracce nelle macerie analizzate senza spiegarsene il motivo…
Dovremmo concludere che Harrit ed altri e mastrocigliegia hanno ragione e gli autori dell’appendix C non si resero conto di questa semplice spiegazione del tutto immediata e inequivocabile?
No. Non lo credo… E quegli autori ne fecero le spese venendo tacciati quando chiesero di fare ulteriori analisi.
Henry62 quello che credo io è che l’analisi delle polveri debba essere presa con le pinze a maggior ragione ora e di più che ci si trovi davanti ad una presunta prova. E’ però altrettanto chiaro che non è possibile sminuire con facilità l’analisi e relegarla a frutto di qualche errore pasticcionesco, come ho visto fare da un po’ di tempo in qua…”

*Dai commenti sul blog di henry62:


Non sono un chimico nemmeno io, ma se per esempio Henry62 contesta l’utilizzo di un solvente speculando che questo potesse alterare i risultati dell’analisi dei campioni svolta da Harrit e poi leggo un documento incentrato sull’analisi delle vernici stilato dai periti balistici dell’FBI che invece consigliano l’utilizzo di forti solventi per effettuare prove distruttive e favorire le analisi sono costretto a mettere in dubbio la credibilità di henry62 sia come (non)chimico che come perito balistico a trecentosessanta gradi…

8 commenti:

Henry62 ha detto...

Stuarthwyman,
io ho dei seri dubbi sulle tue capacità di comprensione e quindi di analisi.

Quando scrivi che per le prove "distruttive" sulle vernici i tecnici del FBI usano dei forti diluenti, capisci cosa hai scritto?
Harrit usa un forte diluente, utilizzato per le prove DISTRUTTIVE e poi pretende di analizzare i risultati...

Per il resto, credimi, i tuoi dubbi sulla mia credibilità sono per me motivo di orgoglio in Rete.

Saluti

stuarthwyman ha detto...

Caro Henry62, fai bene ad avere dubbi sulle mie capacità di comprensione ecc. Io stesso ho detto di non essere un chimico... così quanto non lo sei tu. ...e quindi è giusto nutrire dubbi per quanto scriviamo entrambi sia io che te che non siamo chimici.

In quanto alla domanda che hai fatto ti riporto la risposta direttamente dal sito che già ti postai su t.point ma che evidentemente, o non hai avuto tempo di leggere o...:

Estratto:
8.8. Solvent/Microchemical Tests
8.8.1. Solvent/microchemical tests have long been used for attempting to discriminate between paint films of differing pigment and binder composition that are otherwise similar in visual and macroscopical appearance. They have been described previously in the general references for this section (Subsection 8.1.) . The tests are based not only on dissolution of paint binders but also on pigment and binder color reactions with oxidizing, dehydrating, or reducing agents.
8.8.2. Solvent/microchemical tests are destructive and should be applied first to known samples in order to evaluate their efficacy to a specific case, and they should be used only in situations in which an adequate questioned sample is available.
8.8.3. Solvent/microchemical examinations should be applied to both questioned and known materials concurrently. The effects of various tests are recorded immediately and then at reasonable intervals for the duration of each test. It is desirable to apply such tests not only to intact paint films but also to peels of each individual layer to avoid interaction with neighboring layers and to observe the dissolution process more critically.
8.8.4. Reactions such as softening, swelling, curling or wrinkling, layer dissolution, pigment filler effervescence, flocculation, and color changes are some of the features that may be noted. The results of these tests are inherently difficult to quantify. Therefore, they are primarily used for preliminary classification and comparison.

http://www.fbi.gov/hq/lab/fsc/backissu/july1999/paintb.htm#8.8. Solvent/Microchemical Tests


Leggi il punto 8.8.2. e poi confronta con quanto scritto da Harrit nel suo lavoro:

"By employing some means to separate the different
components of the material, the chemical compositions of
the different particles in the red layer were more accurately determined. The initial objective was to compare the behavior
of the red layer with paint when soaked in a strong organic
solvent known to soften and dissolve paint. Red/gray
chips were soaked in methyl ethyl ketone (MEK) for 55
hours with frequent agitation and subsequently dried in air
over several days. The chips showed significant swelling of
the red layer, but with no apparent dissolution. In marked
contrast, paint chips softened and partly dissolved when
similarly soaked in MEK. It was discovered in this process
that a significant migration and segregation of aluminum had
occurred in the red-chip material. This allowed us to assess
whether some of the aluminum was in elemental form."

Per quanto riguarda il tuo orgoglio vedi bene che la parola "dubbi", da me usata in riferimento alla tua credibilità, era un eufemismo...
Se fossi in te cercherei di essere un pò più umile, prima di andare a scrivere in giro che hai seriamente "dubbi" su qualcosa di cui non hai preparazione specifica.

stuarthwyman ha detto...

Henry62:

Harrit usa un forte diluente, utilizzato per le prove DISTRUTTIVE e poi pretende di analizzare i risultati...

Stuart:

Henry62 come interpreti il termine "distruttive"?

SirEdward ha detto...

Ciao Steuie:

A parte questi strafalcioni del nostro “antibufala” l’analisi del prof. Harrit risulta aver svolto la sua trafila, prima di essere pubblicata nella rivista in questione. Per cui la pubblicazione è legittima e consona alle regole stesse del colosso di pubblicazioni scientifiche.

A chi risulta? E' molto probabile che Harrit abbia raccontato una balla, perché le riviste Bentham stanno diventando famose per pubblicare addirittura articoli senza alcun senso generati casualmente da un programma sulla base di qualche algoritmo.

I dettagli sul nostro blog.

Giusto per farti capire che l'articolo di Harrit non è poco credibile solo perché gravemente fallato, ma anche perché sono elevate le possibilità che non sia mai stato nemmeno verificato da nessuno prima della pubblicazione.

Con buona pace dei complottisti.

stuarthwyman ha detto...

Che balla avrebbe raccontato poi Harrit???!!

Gravi insinuazioni le tue siredward...


E nient'altro!
Come al tuo degradato solito!

Ma vi rendete conto che state continuando una pagliacciata assurda da quando è stata pubblicata st'analisi di Harrit?!

Sii serio solo per una volta nella tua vita siredward! ...renditi conto che la pseudo-contestazione cui voi finti scettici tenete tanto ha delle falle banalissime... l'ho letto quello che ha scritto henry62, e diverse volte... Ma veramente pensavi che con un esame di chimica fatto un pò d'anni fa potesse mettere in dubbio pseudo-scientificamente ciò che scrive, scientificamente, un professore di chimica?

Su, non farmi ridere...

Io son convinto che si possa dimostrare il contrario di tutto ma almeno lo si facesse tra pari...

Devo dirti io siredward perchè il vostro articolo e quell'altro di henry62 sono un altro autogoal?!!

SirEdward ha detto...

Steuie, non hai mai letto l'articolo di harrit, vero?

E' fallato dal punto di vista della logica e del metodo. Non c'è nemmeno bisogno di entrare nel dettaglio richiesto agli specialisti.

E' stato pubblicato su una rivista senza che l'editor in chief di tale rivista ne sapesse nulla.

La rivista in questione condivide con altre riviste simili la brutta abitudine di invitare come revisori dei ricercatori con competenze totalmente diverse da quelle necessarie per gli argomenti trattati.

La rivista è incredibilmente simile per scopi, formato, metodi, editore, a una rivista che pubblica un articolo casuale senza averlo minimamente sottoposto ad alcuna verifica (pecunia non olet).

Steuie. Il lavoro di Harrit è fallato nel metodo, nel merito, nel modo di pubblicazione.

Rassegnati.

stuarthwyman ha detto...

Sired:
Steuie, non hai mai letto l'articolo di harrit, vero?
Stuart:
…come dicevo, al tuo solito, denoti la tua bassezza sfoggiando il tuo infantilismo a cominciare dalla storpiatura dello pseudonimo fino ad arrivare alla classica tua replica ad una domanda a te posta con un’altra domanda… francamente quindi le tue affermazioni capisci da solo anche tu non possono godere di alcuna credibilità.

Sired:

E' fallato dal punto di vista della logica e del metodo. Non c'è nemmeno bisogno di entrare nel dettaglio richiesto agli specialisti.
Stuart:
…appunto perché l’ho letto, il lavoro del prof. Harrit, e lo ho trovato conforme alla metodologia utilizzata dall’FBI, come descritto nel commento sopra in replica ad Henry62 e al seguito del link in questione, ti puoi convincere da solo anche tu che non ti trovi di fronte a qualcosa di disarticolato come agogneresti capricciosamente pretendere insieme ai tuoi compagni.

Sired:

E' stato pubblicato su una rivista senza che l'editor in chief di tale rivista ne sapesse nulla.
Stuart:
sono un po’ scettico in riguardo, come sicuramente avrai potuto capire dall’articolo che ho pubblicato.
Sired:

La rivista in questione condivide con altre riviste simili la brutta abitudine di invitare come revisori dei ricercatori con competenze totalmente diverse da quelle necessarie per gli argomenti trattati.
Stuart:
Questa è una stronzata: ho controllato i professori di cui è composto l’editorial board del Journal su cui è stato pubblicato il lavoro di Harrit. 6 sono italiani e 2 li ho contattati: professori universitari che insegnano chimica… Vatti a leggere i loro c.v. prima di straparlare a vanvera e ritornare qui a vomitare altre stronzate.
Sired:
La rivista è incredibilmente simile per scopi, formato, metodi, editore, a una rivista che pubblica un articolo casuale senza averlo minimamente sottoposto ad alcuna verifica (pecunia non olet).
Stuart:
… l’articolo non-sense non è stato pubblicato! E’ stato approvato con la scusa di farsi inviare i dati degli autori che non erano nuovi a certe pratiche. E la verità l’avete stravolta come al solito vostro! Hai fatto caso a quanto tempo dall’invio è stato approvato il lavoro di Harrit?! …e dopo quanto tempo invece c’è stata l’approvazione dell’articolo non-sense?! Ergo?! …hai letto tutto l’articolo degli autori dell’invio del pezzo-non-sense o ti sei fermato a metà?

Sired:
Steuie. Il lavoro di Harrit è fallato nel metodo, nel merito, nel modo di pubblicazione.
Stuart:
siredward, ripetendo le stesse cose, non è che si trasformino in verità se sono palle! Il lavoro di Harrit fino a prova scientifica contraria è legittimo nel metodo, nel merito e nel modo di pubblicazione… Le accuse della prof. Pileni son semplicemente campate per aria e non hanno niente a che fare con una contestazione scientifica, che come sai non c’è stata ancora.

sired:
Rassegnati.
Stuart:
è impossibile

N.B.
Già ho poco tempo, se poi devo sorbirmi anche i tuoi infantilismi per replicare alle stronzate che scrivi mi girano anche i cosiddetti. Quindi falla finita se vuoi almeno essere preso per un interlocutore mediocre…
ciao

W.B. ha detto...

stuart, i miei più vivi complimenti. non è tanto comune riuscire ad ottenere dati sufficenti per permettere ad un (semi)debunker di specchiarsi nella sua presunzione fideistica. spesso il nostro lavoro è frustrante ed è facile sbagliarsi per entusiasmo (come per tutti evidentemente), ma non è privo di grandi soddisfazioni. t'invito a visitare il mio neonato blog, e magari a darmi qualche dritta.. spero anche di poterti chiedere aiuto, nel caso.. comunque ti leggo da un po' e.. davvero complimenti